Una stanza buia ed umida

L’unica fonte di luce è un televisore in bianco e nero degli anni Sessanta. Anche le scintille sono scomparse.

Un uomo osserva la propria mano destra. La pelle si è quasi del tutto staccata, lasciando spazio ad uno scintillante arto di metallo. Tendini d’acciaio si muovono flessuosamente. Gli artigli sono affilati come rasoi.

Sul suo tavolo di lavoro, dozzine di occhi umani strappati dalle orbite. Vari pennelli, e vernice grigio metallizzata. Il televisore gracchia:

-La polizia non ha ancora rilasciato dichiarazioni sulla morte di una donna, la cui identità non è ancora stata rivelata. Secondo le prime fonti sarebbe stata orrendamente mutilata al volto. Ci è giunto un aggiornamento su una seconda vittima, un agente di polizia di colore, in circostanze altrettanto…

-Seconda vittima ? – si meraviglia l’uomo, alzando il volume con la sua mano di carne.

 

presenta:

 

JOCASTA in:

RELOADED

di Fabio Furlanetto

 

 

 

New York City, sede della Revolution

Due palpebre di metallo si aprono lentamente. Due occhi si accendono di un rosso fioco, e sottili dita di titanio si muovono sul tavolo da laboratorio.

L’immagine viene processata ed analizzata. Il volto accostato al database visivo da un programma di riconoscimento. I sensori uditivi separano le vibrazioni dell’aria, ne trasmettono i valori al sistema centrale, ed un programma associa i suoni ad una serie interminabile di 1 e 0.

-Come ti senti, Jocasta ?

-Dissonanza…cognitiva. Memoria ad accesso casuale…più bassa del previsto. Adattamento in corso.

Si muove. Un giroscopio interno registra il cambiamento di posizione. Con incertezza, tasta il tavolo. I sensori tattili sotto la carrozzeria inviano i dati all’elaboratore centrale, che li passa ad un programma di orientamento spaziale. Si mette seduta.

-Ti ho dato il più potente processore che abbia mai utilizzato e dieci volte la memoria della tua versione precedente. Ti ci vorrà un po’ per abituarti di nuovo alla massa di stimoli esterni da interpretare, e non hai tutta la capacità di calcolo che avevi nel supercomputer.

Si guarda le mani. Sottili e femminili, ma di solido titanio scintillante. Si guarda le braccia, più leggere di quanto le ricordava. Guarda più in basso il resto del suo corpo, che mantiene la linea originale.

-Hai uno specchio ?

Si alza in piedi, sgraziatamente, producendo un rumore sordo sul pavimento.

Stacca il cavo di alimentazione collegato al suo ombelico romboidale, e si accarezza il corpo liscio con le dita metalliche.

Le sue forme sono quelle di sempre. Le gambe finiscono in due stivali senza tacco, delimitati da una fascia bullonata. Una striscia in rilievo le percorre dolcemente i fianchi, risalendo fino alla gola tagliando a metà il suo corpo.

Una mano solleva i “capelli” metallici che le incorniciano il viso, staccando il cavo di connessione collegato alla nuca. Si passa la mano sul volto, osservandone il riflesso sullo specchio olografico.

E’ il viso di una giovane donna, attraente, persino seducente. Ma immobile, metallico, privo di vita. La bocca leggermente aperta, da cui esce una voce elettronica che sembra perfettamente umana ma che è chiaramente diversa.

Gli occhi sono fissi e inespressivi. Le palpebre non sbattono mai. Due fessure di energia rossa rispondono al suo sguardo. Per un istante, il volto riflesso dallo specchio è un altro. Sempre fessure di energia rossa e volto di solido metallo…ma assolutamente nulla di umano.

“Tu appartieni ad Ultron” le sussurra una voce nascosta tra le diecimila righe del suo programma di personalità. Ma non l’ascolta.

-Per le mie donne ho fatto le cose più impensabili – dice Tony Stark, rientrando nella stanza con una borsa in mano – Ma fare shopping per un robot…

-Avresti potuto bussare.

-Questa è casa mia, e non hai niente che non abbia già visto in fase di assemblaggio. Vuoi spiegarmi perché non ti basta il proiettore olografico ?

-La gente potrebbe insospettirsi se, toccandomi, sentisse solo del freddo metallo. Ed un proiettore olografico non emette i suoni di un vestito. Posso regolare la mia temperatura esterna perché sia nei parametri umani, quindi gli unici indizi della mia artificialità saranno il peso e la resistenza della mia pelle. E…

Jocasta non continua l’accenno, prendendo in mano la borsa portata da Tony. Contiene un paio di scarpe senza lacci, un paio di pantaloni bianco spento, ed una camicetta grigia.

-Ed eri curiosa di cosa si provasse ad indossare degli indumenti ?

-Devo catturare un assassino, non partecipare a una sfilata di moda – risponde il robot accostando i vestiti al proprio corpo e guardandosi nello specchio, come per essere sicura che siano della misura giusta e le stiano bene.

Tony Stark le sta di fronte, le braccia incrociate. Non è ancora sicuro che sia una buona idea.

-Ti dispiace… - dice Jocasta, facendogli segno di voltarsi. Lui obbedisce.

-Va bene, va bene. Puoi collegare l’emettitore alle tue batterie interne, che insieme hanno una durata di 10 anni. Ma attenzione alle armi, consumano un mucchio di energia…specialmente il campo di forza. Ti ho installato il solito pacchetto… Bioscanner, radar, termografia, ultrasuoni, triangolazione laser, radio, laser oculari, raggi repulsori… non usarli insieme ai laser perché lavorano sullo stesso circuito… Uni-Raggio, GPS, bussola inerziale…

-Niente stivali-razzo ?

-No, ma hai un telefono e una parabola satellitare miniaturizzata.

-Ho finito. Come sto ?

Tony si volta. I pantaloni sono al contrario, e tutti i bottoni della camicetta sono slacciati.

-Continuo ad avere dei dubbi su questa tua idea di lavorare in incognito…

 

Dopo un rapido e goffo aggiustamento d’abiti, la robot accende il proiettore olografico. Le sue forme metalliche sono attraversate da una impercettibile onda di luce, che linea dopo linea le disegna addosso una pelle umana.

-Il risultato è…convincente ? – chiede a Tony Stark.

-Insomma. Chissà perché, non ti ho mai immaginata bionda…

-Hai fantasticato sul mio corpo ? – domanda con voce monocorde.

-No, no ! Era solo per…Ehm. Finora ho ti ho assecondata, Jocasta, perché in fondo ti dovevo tutto questo. Ma adesso cosa hai intenzione di fare ?

-Non ne sono del tutto sicura – risponde lei osservandosi le mani. L’illusione della carne sembra così fragile… - Secondo i database della polizia, l’ultimo omicidio che ci interessa è avvenuto da poche ore proprio a New York City. Mi recherò sul posto per indagare.

-Da sola ? Potrei mobilitare Iron Man…

-Certo. Una delle più temute macchine da guerra del pianeta sulla scena del delitto. Passare inosservati non è proprio nel tuo stile, vero ?

-Come meglio credi. Ma tienimi costantemente aggiornato, mi raccomando.

Jocasta annuisce, camminando verso l’uscita. Tony Stark si distrae per un attimo, per poi chiamarla:

-Un attimo, come pensi di arrivare sulla scena ?

-Dispongo di un apparato di locomozione perfettamente funzionante. Camminerò.

-Vuoi attraversare mezza New York a piedi, a quest’ora ? Quando arriverai non ci sarà più niente da analizzare.

-Non hai tutti i torti. Se prendessi un taxi ?

 

Qualche minuto dopo, diversi dipendenti della REvolution osservano divertiti il loro principale accompagnare al taxi una giovane bionda dal portamento rigido.

Non che non sia mai successo, ma questa volta non era girato nessun pettegolezzo in materia.

Il tassista fa caso a quanto si muova la macchina quando la ragazza si siede, come se pesasse più di 150 chili. Ma quando a pagarti la corsa è uno degli uomini più ricchi del mondo e ti lascia una mancia di cinquanta dollari, non fai troppe domande.

 

Downtown

Un senzatetto osserva con estremo interesse gli agenti di polizia che delimitano la zona, allontanando i curiosi. Stanno già portando via i due cadaveri.

Sotto l’impermeabile pesante e diversi maglioni sporchi, Charles Contact sta sudando copiosamente. Fa tremendamente caldo sotto tutta quella stoffa, ma non ha molta scelta.

Sa di rischiare tantissimo a restare qui a guardare. E pensare che qualche ora prima stava semplicemente rovistando in un cassone dell’immondizia per trovare un po’ di cibo, o un riparo per la notte.

Invece si è trovato davanti un cadavere e, naturalmente, non ha resistito a riprendere le vecchie abitudini. Si è messo ad indagare. Per questo, il poliziotto che l’ha sorpreso e toccato è morto. Se si fosse deciso a restare in disparte, se fosse stato abbastanza svelto da evitare che lo toccasse…

Contact scuote la testa. Queste elucubrazioni mentali non sono da lui. Adesso l’importante è evitare di essere notati, e soprattutto non far vedere a nessuno il coltello da cucina che ha raccolto dalla scena del delitto.

E’ nella tasca dell’impermeabile. Potrebbe essere l’unica cosa a poterlo condurre all’assassino…se lo volesse.

Si è quasi convinto ad andarsene, quando la sua attenzione viene colta da un taxi in arrivo. Ne scende una ragazza…bionda, giovane, bella. Il taxi si allontana subito, quindi è già stato pagato.

“Non è del posto, ed ha scelto di fermarsi proprio qui. Adesso. Coincidenza ?” riflette Contact, e osserva il linguaggio del corpo.

La ragazza si muove in modo strano. Ogni passo è identico al precedente. Non può vedere la sua faccia, ma non sembra essersi minimamente scossa dalla scena.

Poi resta immobile davanti al nastro della polizia. Veramente immobile. Non si guarda intorno, non dice una parola. Fissa le sagome bianche nel vicolo e basta.

“Sempre più strano…” pensa Contact. Qualcosa gli dice che questa ragazza è collegata al delitto.

Non appena lo pensa, lei si volta e lo fissa negli occhi. Contact rabbrividisce, ed inizia ad indietreggiare nel vicolo.

 

Downtown

Jocasta siede nel taxi, perfettamente immobile. Il proiettore olografico simula il suo respiro, e fa sbattere palpebre di sola luce. Ma lei non si muove.

-Eccoci arrivati, signorina… - la informa il tassista, molto dopo il navigatore satellitare nel suo cervello.

-Grazie. Può andare.

Jocasta scende dal taxi, e si incammina verso la folla.

“Ora che faccio ?” si chiede “Non ho esperienza in questo campo. Non ci sono database da consultare. Forse potrei chiedere informazioni ai presenti… o meglio ancora, ai poliziotti. Ma sono autorizzati a rispondermi ? Se facessi valere il mio rango di Vendicatrice di riserva, forse. Potrei non essere neanche quello Mi hanno detto che le Riserve non esistono più, non ufficialmente, non con questo nome. Che sono una Vendicatrice a tutti gli effetti…lo dicono sempre. Ma nessuno sa veramente cosa fare di me. Non importa, analizziamo prima la…due sagome ? Non doveva esserci un solo morto ?”

Nei due minuti successivi, Jocasta non fa altro che raccogliere informazioni. I suoi sensori uditivi raccolgono le indiscrezioni dei presenti… una donna morta ! E un poliziotto ! A lei sono stati strappati gli occhi. Una lista di possibili moventi, forse è stato il poliziotto. Ma lui come è morto ?

Il bioscanner analizza i resti del sangue che la vittima ha versato in grande quantità.

Nessun indizio sulle cause della morte del poliziotto. Non sembra quasi l’opera dello stesso serial killer.

Jocasta analizza una lunga serie di possibili cause per la sua morte. Data la posizione del cadavere, l’avvelenamento rapido è la più logica. Ma il suo corpo è stato trasportato via. Forse il bioscanner può rilevare piccole tracce del veleno ?

Bioscanner attivato. Ha un raggio d’azione massimo di quindici metri, in bassa risoluzione.

Subito dopo l’attivazione, il bioscanner lancia un allarme.

>ATTENZIONE: rilevato elemento tossico sconosciuto. Isolare e allontanare dalla popolazione con Priorità 1.

Jocasta si volta per rintracciare la fonte dell’allarme. Proviene da un senzatetto nel vicolo di fronte.

Lo guarda negli occhi e fa uno zoom. Resta pietrificato per un attimo, ed inizia ad indietreggiare.

Continuando a mantenere in funzione il bioscanner, Jocasta lo segue con passo deciso.

 

Il senzatetto si mette a correre, scoprendo che la ragazza riesce senza problemi a reggere il suo passo. Ovvio, dato che lei non indossa quattro strati diversi di indumenti mentre ci sono trenta gradi all’ombra.

-Voglio solo farle qualche domanda, signore.

-Stammi lontana ! E’ per il tuo bene ! – risponde Contact, madido di sudore. Dovrebbe davvero liberarsi di qualche strato di vestiti.

-Non mi costringa ad usare i sistemi offensivi, signore. Lei è in grave pericolo di vita.

Contact si ferma a riprendere fiato. Lei si avvicina con calma.

-Che stai dicendo ?

-Lei è stato esposto ad un composto estremamente tossico. Desidero aiutarla.

-Credi che non lo sappia !? Stammi lontana o morirai anche tu !

Contact corre nuovamente, lasciando la ragazza nel dubbio. Impiega qualche secondo prima di riprendere l’inseguimento. Nel frattempo Contact si arrampica su una scala antincendio e, sul punto di svenire per il caldo, la fa scorrere verso l’alto.

Proprio allora, la ragazza bionda lo raggiunge. Alza la testa. Contact è al primo piano, troppo in alto perché un essere umano lo raggiunga.

Lei non ha problemi. Con un solo agile salto raggiunge la scala antincendio, ne accartoccia la parte che le ostruisce il passaggio come se fosse cartapesta, e si avvicina.

-E chi sei, la Donna Bionica ?

-Quasi. Mi chiamo Jocasta. Avrei alcune domande da farti sulla morte di una donna di nome Joannah Kaste.

I due sono separati da meno di un metro e mezzo di spazio, e la ragazza fa un passo in avanti. Contact estrae un coltello da cucina dall’impermeabile.

-Stai indietro !!! Non mi toccare !!!

-“Made in Slorenia ? – mormora Jocasta leggendo la scritta sul coltello – Temo dovrà essere lei a seguirmi adesso, signore.

Lei si avvicina, incurante delle minacce, e con estrema calma prende il coltello dalla mano tremante di Contact.

-Curioso. Mutilare e uccidere tutte quelle donne dev’essere stato molto faticoso. Perché non usare quella tossina anche su di loro ?

-Mutilate ? Ehi, io non ho mai ucciso nessuno ! Non…volontariamente. E non ho nessuna intenzione di seguirti da nessuna parte !!!

-Ma lo farai.

Contact cerca di scappare, pur non avendo quasi spazio per muoversi su quella scala antincendio. Jocasta lo afferra per una spalla e, con una presa decisa, lo costringe ad inginocchiarsi per non finire con qualche osso rotto.

-Non ho fatto niente ! E’ tutto un…un…un secondo. Mi stai toccando ? E…sei ancora viva ?

 

La scala antincendio è ormai inservibile, quindi i due salgono fino al tetto della palazzina. Jocasta tiene sotto controllo il fuggiasco, e allo stesso tempo analizza il coltello senza trovare impronte digitali o nulla di vagamente sospetto.

-E questo è quanto. Ero solo al posto sbagliato nel momento sbagliato, tutto qui.

-Il tuo “tutto” non include la parte in cui la gente muore quando ti tocca – nota Jocasta.

-Ma che pretendi !? Io mica ti ho chiesto come fai ad essere ancora viva ! O come mi hai trovato, o come hai fatto quel salto, o…

-Io non sono sospettata di omicidio.

-Perché, io lo sono ? Sei legalmente autorizzata ad effettuare arresti ?

-Sì…………….credo.

-Comincio a pensare che andremo per le lunghe. Beh, se non hai intenzione di morire, qui fa un caldo infernale.

L’uomo si toglie l’impermeabile, ed il maglione che indossa sotto, ed il successivo, ed un altro ancora restando in una T-shirt lercia. Poi si toglie i pantaloni, dato che sotto ne ha un altro paio.

-Aaaa…finalmente. Tanti saluti al morire per perdita di liquidi, almeno per oggi. Hai niente da bere ? Non ho detto alcool, sia chiaro. Solo perché sono un senzatetto non vuol dire che mi ubriachi dalla mattina alla sera, giusto per metterlo in chiaro.

Il silenzio che segue è imbarazzante. La situazione è troppo assurda perché abbiano idea di cosa fare.

-Perché indossavi così tante…

-Perché la mia pelle uccide al contatto. Speravo di ridurre l’effetto, ma sono talmente tossico che non bastano neanche tutti questi strati di lana.

Lui si siede sul cornicione, e Jocasta si avvicina. Il bioscanner rivela cose sempre più interessanti a mano a mano che si avvicina.

-Nel caso te lo chieda, il cattivo odore che senti è quasi tutto immaginario. Tutti i batteri che mi sfiorano muoiono.

-Non avevo intenzione di lamentarmi. Non ho il senso dell’olfatto.

-Prego ? – chiede lui, incredulo.

-Gli analizzatori chimici svolgono la stessa funzione, ma non associo nulla ai dati che mi forniscono. Posso analizzare la tua pelle più da vicino ?

-Sei strana, “Jocasta”. Nome curioso…viene dalla mitologia greca, giusto ? La madre di Edipo ? Dovevi avere dei genitori parecchio crudeli.

-Non ho genitori. Ma mio marito verrebbe facilmente classificato come “parecchio crudele”.

-Aah, perfetto. La prima donna da anni che non cade morta appena la tocco, ed è sposata…la mia solita fortuna.

-Non sono “sposata”. Mio marito è disattivato.

-“Disattivato” ? Eri sposata con un robot o cosa ?

-Sì.

Jocasta afferra una delle mani di Contact, e la fissa intensamente con il bioscanner.

-Affascinante. Le tue cellule producono costantemente un composto chimico altamente tossico, che si volatilizza poco dopo aver lasciato il tuo corpo. Data la sua struttura molecolare, ipotizzo che la tua pelle sia circa quattromila volte più mortale del botulino.

L’uomo ritrae la mano, si alza dal cornicione e cammina parlando rapidamente, con tono incredulo:

-Aspetta, fammi capire. Sei un’orfana senza olfatto, sei super-forte, invulnerabile agli agenti chimici, ex moglie di un robot, e analizzi la struttura atomica della mia pelle con uno sguardo ?

-Sì.

-Questa giornata può diventare più assurda !?

-Ne dubito.

-Mi sei simpatica, Jocasta. Non ti perdi in chiacchiere, eh ? Bene, per quello basto io. Allora, com’è la storia ? Come mai non muori ?

-Come mai qualunque cosa ti tocchi muore ? – risponde Jocasta, con tono improvvisamente brusco. Preferisce non dare la vera risposta, cioè che non è viva nel senso che può intendere lui.

-Touché. Non posso pretendere di fare il misterioso e poi ricevere le risposte dagli altri. Il mio nome è Charles Contact, tra parentesi. Chiamami Contact.

-E’ tutto molto interessante, Contact, ma non molto pertinente alle mie indagini. Sei ovviamente responsabile della morte di un agente di polizia, che tu lo volessi o meno. Sarebbe logico supporre che tu abbia ucciso anche la signora Kaste.

-No, non lo sarebbe. Se avessi voluto ucciderla, mi sarebbe bastato toccarla con un dito. E non mi sarei portato dietro un coltello che, tra le altre cose, non è nemmeno quello usato per l’omicidio.

Jocasta riprende in mano il coltello, che aveva appoggiato sul tetto, e lo fissa.

-La tua tossina sparisce molto rapidamente. Ti sarebbe bastato pulire la lama e non ci sarebbe niente a collegarti ad essa.

-Andiamo, siamo seri. Quella è una lama dritta, per l’omicidio è stato usato un coltello a lama seghettata. Vedi la scritta “Made in Slorenia  ? Roba rara. Quante probabilità ci sono che l’assassino abbia scelto quell’arma per caso ? Non è facile mettere le mani su un coltello del genere, specialmente visto che non li possono più produrre da quando Ultron li ha sterminati. Per l’assassino ha un alto valore simbolico. E’ la sua firma. Ed il tuo nome è stranamente simile a quello della signora “Jo Kaste”, vero ? Nessuno chiama la figlia “Jocasta”. E sei troppo maniacale nelle tue ricerche perché questo sia solo un lavoro.

-…

-Che c’è ? Ti sei tagliata la lingua col coltello ?

-Hai…ragione. Mi hai convinto, Contact.

-Di non essere l’assassino ?

-No, a lavorare insieme per catturare il serial killer.

-Starai scherzando !!! Sono solo un barbone !!!

-Charles Contact, età 39. Scomparso da sei anni senza nessuna spiegazione. Occupazione: investigatore privato.

-Ma che…come fai a saperlo !?!?!?

-Hai un cognome poco comune, Contact. Ed io ho accesso diretto ai database della polizia locale, dell’FBI, della CIA, dello…

-Okay okay, avevi ragione, questo giorno è diventato ancora più assurdo. Ma che accidenti sei, Jocasta ?

Il travestimento olografico scompare. La carne svanisce nella luce, lasciando spazio al freddo e lucido metallo.

-Sono l’ex sposa di Ultron. Avevi ragione…questo non è lavoro. E’ una questione di famiglia.

 

CONTINUA